L’Italia è nota per essere una delle nazioni con il più alto consumo di acqua in Europa, utilizzando in media 220 litri al giorno per abitante. Non solo ciò, ma le perdite della rete di distribuzione raggiungono il 40%, mentre il settore agricolo utilizza il 60% delle risorse idriche disponibili.
Tuttavia, con l’avvento del cambiamento climatico, la siccità è diventata un problema strutturale e la disponibilità annuale media di acqua si è ridotta del 19% nell’ultimo trentennio rispetto al precedente. Pertanto, non è sufficiente solo ridurre gli sprechi.
È necessaria una strategia a lungo termine per ricaricare correttamente le falde acquifere, creare zone di laminazione naturali, favorire i processi di autodepurazione e in generale ridurre la vulnerabilità del nostro territorio.
Il WWF ha proposto un piano di adattamento ai cambiamenti climatici che prevede:
- Abbattere rapidamente le emissioni di gas serra per evitare che la situazione diventi insostenibile e impossibile da fronteggiare.
- Rivedere gli usi dell’acqua in base alla disponibilità effettiva della risorsa e alle priorità, con l’unica regia delle Autorità di Bacino.
- Rivedere le concessioni idriche per favorire l’uso idropotabile, l’agricoltura e l’ambiente, evitando o riducendo drasticamente utilizzi inopportuni come quelli per la produzione di neve artificiale.
- Combattere lo spreco modernizzando la rete di distribuzione dell’acqua per uso civile, migliorando i sistemi di irrigazione e incentivando politiche di premialità.
- Rinaturalizzare i fiumi e la rete idrica superficiale, tutelando e ripristinando le fasce ripariali e le zone umide, bacini che possono essere utilizzati per contrastare periodi di stress idrico.
- Aumentare le infrastrutture verdi all’interno delle aziende agricole per aumentare la ritenzione idrica dei terreni.
- Favorire l’agroecologia incentivando l’agricoltura biologica e le pratiche agricole che incrementano la sostanza organica nel suolo, che trattiene l’acqua, e privilegiando le colture che richiedono una ridotta irrigazione.
- Realizzare un censimento degli invasi esistenti e dei loro usi e gestori per incrementarne l’efficienza, favorendo i piccoli invasi diffusi invece dei grandi bacini montani che sottraggono acqua al territorio sottostante.
Inoltre, il WWF sottolinea l’inutilità di nuovi invasi e programmi d’intervento straordinari dettati dall’emergenza, che potrebbero peggiorare la situazione aggravando il bilancio idrico degli ecosistemi e delle falde. Al contrario, gli invasi esistenti devono essere ricaricati e con l’attuale andamento delle precipitazioni rischiamo di creare solo grandi bacini senza acqua.