Il 20 marzo scorso, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ha completato la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici (AR6) con il report di Sintesi, il quale sintetizza i risultati di sei rapporti pubblicati dall’IPCC durante il ciclo di valutazione avviato nel 2015. Questi includono tre rapporti speciali e tre contributi dei gruppi di lavoro. Durante la 58esima sessione tenutasi dal 13 al 17 marzo 2023 a Interlaken, in Svizzera, l’IPCC ha approvato il Rapporto di Sintesi che trasmette tre messaggi principali: gravità, urgenza e speranza.
Secondo il rapporto di sintesi, alcuni cambiamenti climatici non possono essere evitati, ma è possibile rallentarne molti e, in alcuni casi, anche arrestarli limitando il riscaldamento. Tuttavia, gli impegni presi finora non sono sufficienti, ma ci sono molte soluzioni che possono portare benefici significativi, e ora è il momento di metterle in pratica per invertire la rotta. L’azione è necessaria a tutti i livelli e ognuno di noi può fare la differenza, come ci ricordano gli scienziati dell’IPCC.
Il rapporto sottolinea l’importanza di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali per evitare impatti irreversibili sugli ecosistemi e sulle popolazioni. Nel decennio 2011-2020, la temperatura superficiale globale è già aumentata di 1,1°C rispetto ai livelli pre-industriali. La riduzione delle emissioni di gas serra è urgente per evitare un aumento della temperatura globale oltre 1,5°C. Gli impegni presi dall’Accordo di Parigi non sono abbastanza ambiziosi e le politiche attuali spesso non rispettano gli obiettivi dell’accordo.
Il report dell’IPCC presenta una vasta gamma di soluzioni, sia in settori specifici che a livello intersettoriale, che possono portare sinergie e co-benefici promettenti. Ad esempio, la transizione dalle fonti di energia fossile alle rinnovabili può ridurre l’inquinamento atmosferico e le emissioni di gas serra. Inoltre, la gestione sostenibile delle foreste e dell’agricoltura può assorbire anidride carbonica ed apportare molti benefici alle comunità locali. Tuttavia, tutte le opzioni devono essere messe in pratica con la massima efficacia.
Per quanto riguarda l’Europa, l’IPCC individua quattro categorie di rischi principali che aumentano di livello con l’aumento della temperatura globale:
- Rischi per popolazioni ed ecosistemi causati dalle ondate di calore.
- Rischi per la produzione agricola.
- Rischi di carenza di risorse idriche.
- Rischi causati da un’incrementata frequenza e intensità delle inondazioni.
E per quanto riguarda l’Italia? L’Italia è soggetta ai rischi tipici dell’Europa mediterranea, alcuni dei quali sono causati dal cambiamento climatico, altri dalla specifica vulnerabilità degli ecosistemi e dei settori produttivi. La regione mediterranea continuerà a riscaldarsi, soprattutto durante l’estate, più della media globale, sia sulla terra che in mare. Inoltre, la regione diventerà più arida a causa della diminuzione delle precipitazioni e dell’aumento dell’evapotraspirazione. In alcune aree del nord aumenteranno le precipitazioni estreme. Il livello del mare seguirà l’aumento medio globale e sarà irreversibile e progressivo.
Gli impatti dei cambiamenti climatici sono già evidenti e in costante aumento su:
- Ecosistemi marini (mortalità di massa di alcune specie).
- Ecosistemi terrestri e di acqua dolce (la maggioranza degli insetti e delle piante si troverà al di fuori delle condizioni climatiche cui è adatta).
- Agricoltura, pesca e acquacoltura.
- Disagio termico, soprattutto in contesti urbani.
- Condizioni favorevoli agli incendi.
Secondo l’IPCC, la soluzione sta in uno sviluppo resiliente al clima che ci permetta di raggiungere un futuro vivibile e sostenibile per tutti. Il rapporto afferma che oggi abbiamo a disposizione tecnologie e soluzioni per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Alcuni paesi sono già sulla buona strada per ridurre le emissioni e le politiche climatiche ambiziose possono avere successo se attuate. Tuttavia, c’è ancora un divario significativo tra i contributi promessi dagli Stati e le azioni necessarie per essere in linea con gli obiettivi dell’accordo.
Il rapporto sottolinea anche che le tecnologie e le innovazioni sono importanti ma da sole non sono sufficienti per raggiungere obiettivi di mitigazione stringenti. Sono necessari anche cambiamenti comportamentali e politiche climatiche coordinate con le altre politiche (ad esempio, industriali, sanitarie, finanziarie, fiscali, ecc.). Inoltre, è fondamentale colmare la carenza di investimenti in tecnologie verdi. A livello globale, ci sono capitali e liquidità disponibili, ma la sfida è abbandonare gli investimenti in combustibili fossili e la concentrazione di tali investimenti nei paesi sviluppati.
Sicuramente c’è speranza, ma l’IPCC ci mette in guardia: le concentrazioni di gas serra raggiunte ci stanno portando a una situazione critica, in cui la finestra di opportunità per agire sta per chiudersi. Se non interveniamo immediatamente, perderemo la possibilità di contenere l’aumento della temperatura media globale entro i due gradi Celsius.